Addio a Giuseppe Benanti, scomparso all’età di 78 anni e tra i pionieri del vino dell’Etna, in Sicilia. Il Consorzio di tutela vini locale si stringe attorno alla famiglia, definendo il Cavaliere del Lavoro Giuseppe Benanti un «visionario dalla forte personalità, pioniere dell’evoluzione nella vitivinicoltura etnea degli ultimi decenni e un trascorso da imprenditore di riferimento».
«La sfida lanciata alla ricerca continua della qualità e dell’identità resta un’eredità per tutti i produttori etnei. Alla signora Carmen, ai figli Antonio e Salvino , ai nipoti e a tutti i collaboratori dell’azienda Benanti Viticoltori vadano le più sentite condoglianze», conclude il Consorzio presieduto oggi da Francesco Cambria (Cottanera), che ha ereditato il ruolo proprio dal figlio di Giuseppe Benanti, Antonio Benanti.
I primi investimenti di Giuseppe Benanti sull’Etna, per l’esattezza con l’azienda Tenuta di Castiglione, risalgono agli anni Ottanta. I primi vigneti di proprietà e in affitto si trovano a Castiglione di Sicilia (Etna Nord) e a Milo (Etna Est). «Contemporanei da sempre» è il claim che oggi accompagna la Benanti Viticoltori, frutto dell’approccio innovativo del fondatore. La svolta dell’azienda vinicola avviene nel 1998, quando Tenuta di Castiglione diventa l’attuale Viticoltori Benanti.
Accanto a Giuseppe Benanti, sin dagli esordi, ci sono professionisti come il professor Rocco Di Stefano dell’Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti, il professor Jean Siegrist dell’Institut National de la Recherche Agronomique di Beaune, in Borgogna, nonché gli enologi Gian Domenico Negro e Marco Monchiero dalle Langhe, che per un lungo periodo affiancano il loro giovane collega etneo, Salvo Foti. La famiglia, di fatto, non è siciliana, bensì di antiche origini bolognesi.
L’albero genealogico fa risalire il ramo siciliano dei Benanti al 1734, quando un discendente viene inviato in Sicilia da Vittorio Amedeo d’Aosta. Da allora, di generazione in generazione, «fare vino sul vulcano» si trasforma in una missione volta ad esaltare le peculiarità dei vitigni autoctoni dell’Etna. Sino a raggiungere, oggi, una produzione annuale di circa 170 mila bottiglie, esportate nel mondo.
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